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Ne La fine dell'uomo, Joanna Zylinska propone una narrativa alternativa alla lettura apocalittica dell'Antropocene secondo la quale la salvezza verrà da un altrove soprannaturale o tramite una evasione verso altri pianeti. L'autrice propone invece di considerare il concetto di relazionalità per evitare la tipica visione maschilista del soggetto che guarda disinteressatamente il mondo «come possesso e campo di gioco».